Intervista a Gianpietro Mazzoleni

Alcuni anni fa, en «Mediatization of politics: a challenge for democracy?» (1999, con Winfried Schulz) avete riconosciuto il vostro scetticismo su la possibilità che Internet sia in grado di generare più e meglio la democrazia mai; Stavi parlando invece di una semplice rivoluzione simbolica che non riesce a cambiare i rapporti di potere dominanti. C’é avuto qualche cambio?. Pensi ancora che Internet e le reti sociali sono semplici strumenti di comunicazione politica?

Quando scrivemmo quell’articolo (1999) c’era già Internet ma non era diffuso come ora, e soprattutto non c’erano i social networks.  Questi cambiamenti nella tecnologia e nell’uso della stessa hanno avviato anche profondi cambiamenti nella società e nella politica.  Oggi c’è una riflessione su come intendere la mediatizzazione della politica davanti allo sviluppo dei ‘nuovi’ media.  Tuttavia mente i mass media (a cui va in primis attribuito il processo di mediatizzazione) sono istituzioni di potere ed esercitano influenza, i social networks non sono istituzioni e la loro influenza è a ‘somma zero’. Intendo dire che su Twitter e su Facebook possiamo sì trovare critiche di migliaia di cittadini a un leader o a un governo, ma anche migliaia di post a sostegno.  Con questo non voglio dire che critiche e appoggi non abbiano effetti su leader e governi, che devono senza dubbio tenere conto degli umori della pubblica opinione. Ma semplicemente che ha (ancora) più impatto un editoriale di un quotidiano o una performance disastrosa di un politico in televisione, di un’ondata di post su Facebook.  Non è ancora arrivato il tempo del tramonto dei media tradizionali.

Parliamo di `politica Pop ‘, il concetto che ha lavorato con Anna Sfardini ed è riuscito ad affermarsi come l’etichetta che meglio definisce la simbiosi tra politica e dello spettacolo. Berlusconi è stato, fino a poco tempo, chi meglio incarna questo fenomeno … chi direbbe che oggi è il politico pop per eccellenza? Alcuni parlano di Donald Trump… è vero?

Berlusconi e Trump sono solo i casi più estremi di ‘politica pop’, ma se guardiamo a ciò che succede nei vari paesi in giro per il mondo troviamo moltissimi casi di politica spettacolo.  Obama è stato ed è ancora un ‘pop idol’, in Canada il nuovo premier Trudeau non disdegna di farsi fotografare in situazioni molto divertenti.  I cantanti famosi fanno spettacoli politici di grande effetto.  Il cinema ha centinaia di titoli su vicende politiche.  La televisione (come in House of Cards) rappresenta una certa politica come fiction ma che riflette benissimo la realtà.  Tutto ciò è discorso politico pop, perché i prodotti della cultura popolare (che attirano audience) sono utilizzati molto abilmente come strumenti di comunicazione politica.

Un ricorso pop che molti politici vengono facendo negli ultimi tempi é la dnza. La piú parte maggioranza dei candidati spagnoli hanno ballato ad un certo punto durante l’ultima campagna, Mauricio Macri ha fatto la danza un segno di tutte le sue celebrazioni elettorali e Obama l’ha fatto di nuovo nel suo tour latino-americano. Che ruolo pensi che sta giocando l’uso del corpo e la comunicazione non verbale nella comunicazione politica attuale? Perché pensi che i politici stanno andando a ballare così assiduamente?

La danza è per definizione pop(olare).  Da millenni. La storia dei popoli e dei potenti si può dire punteggiata dalle danze e dai balli.  Quindi si potrebbe dire che oggi  ‘non c’è nulla di nuovo sotto il sole’.  Comunque nel caso di Obama in Argentina non ne farei un esempio generalizzato.  Bisogna avere il fisico giusto per poter accompagnare una esperta danzatrice di Tango.  Non penso che il super-pop ma pesante Trump, né un impacciato Juncker farebbe una bella figura se tentassero di ballare.

Un’altra conseguenza del rialzo della politica pop è la proliferazione di candidati outsider. Molti di loro, come Jimmy Morales, recentemente scelto Presidente della Guatemala, hanno una gestione quasi naturale dei mezzi di comunicazione grazie alla sua esperienza nel media. É importante adesso nella comunicazione politica?  

Come la politica pop è un aspetto della mediatizzazione, anche la capacità di utilizzare i codici linguistici della grammatica mediale è oggi una delle qualità più di successo degli aspiranti alla leadership politica.  Infatti alcuni hanno un vero e proprio carisma politico personale (es. Berlusconi, Trump, e anche altri minori come Morales), altri invece si devono affidare a ‘spin doctors’ e ‘image makers’ per maneggiare gli strumenti della comunicazione mediale.  Pena l’insuccesso popolare.

Perché si sta diffondendo adesso la politica pop ed fino adesso non lo vediamo?

In realtà quello che consideriamo politica pop è sempre esistita.  Si pensi alle commedie greche e romane, o alla satira di molti grandi della letteratura mondiale, che hanno preso in giro i vizi dei potenti.  Oggi in un mondo che come diceva McLuhan è diventato un ‘villaggio globale’, dove sono i mass media a farci conoscere la realtà, e dove i mass media seguono la logica di spettacolarizzare, abbiamo esperienza diretta quotidiana di come la politica e i politici siano presentati dai media o si auto-presentino sui media in modo che nelle loro intenzioni possa attirare audience o consenso politico.

La strategia del ‘pop politico’ è una garanzia di successo o dipende dal paese? Quali fattori facilitano il suo successo?

Entrambe le cose.  Non tutto ciò che appare pop(olare) in America ha successo in Cina, e quello che è pop(olare) in Giappone difficilmente potrebbe essere apprezzato come metodo in Francia o in Cile.  Possiamo dire che ogni paese, con le proprie culture, tradizioni, e architetture istituzionali, percorre la propria strada verso il pop politico.  Ma è oggi inevitabile che tutti esperimentino un alto grado di popolarizzazione della politica.  Perché siamo immersi in un mondo mediatizzato.

Gianpietro Mazzoleni es profesor de Sociología de la comunicación y de Comunicación política en la Universidad de Milán, donde coordina los cursos de postgrado en Comunicación en la facultad de Ciencias Políticas. Es miembro del consejo editorial de la revista European Journal of Communication (Sage) y de Political Communication (Taylor & Francis), y editor de la revista académica italiana Comunicazione Politica (Franco Angeli, Milán).Es autor de diversos libros de obligada lectura sobre comunicación política, como La comunicación política o Politica Pop. Da “Porta a porta” a l’“isola dei famosi”. Es el padre del concepto mediatización de la política o política pop. (@GPMazzoleni)

Publicado en Beerderberg

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