Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Governo che si presenta oggi in Parlamento per chiedere la fiducia è il punto di arrivo di un lungo, difficile processo di sviluppo, íl quale ha condotto partiti, talora anche lontani per posizioni ed esperienze politiche, ad assumere insieme la responsabilità di guidare la comunità nazionale.
Nella obiettiva difficoltà di questo accostamento di forze politiche diverse è la ragione del lungo cammino che abbiamo dovuto percorrere e delle difficoltà che abbiamo dovuto superare per giungere a questo incontro. Ma nel significato positivo di questa collaborazione, nel valore di una piena corresponsabilità che non ha alternative veramente valide e di ampio respiro è la ragione dell’impegno comune che oggi assumiamo di fronte al Parlamento. Invero solo la imperiosa necessità, alla quale ci siamo piegati per senso del dovere, di un contatto costruttivo tra partiti democratici e popolari per la difesa e lo sviluppo della vita democratica in Italia, poteva condurre all’accordo che ha dato vita a questo Governo. I partiti della democrazia cristiana, socialista, socialista democratico e repubblicano, infatti, diversi per ideologia, ispirazione ed esperienza politica, restati negli anni scorsi in posizioni differenziate e talora seriamente contrastanti, ritengono sia un dovere, oggi, unire la loro forze in vista di essenziali obiettivi politici: dare più vasta base di consenso e perciò maggiore solidità allo Stato democratico, assicurare una guida autorevole ed efficace al paese, mentre è in corso una grande trasformazione della società italiana, favorire quel processo di sviluppo per il quale, nell’ordine democratico, sempre più vaste masse di popolo sono protagoniste della nostra storia ed effettivamente e largamente i cittadini godono dei diritti umani, civili ed economico-sociali che la Costituzione repubblicana garantisce. 1,1 Governo si pone, dunque, nello spirito dei tempi, nel grande movimento che scuote il mondo teso verso ambiziosi traguardi di libertà, di giustizia e di pace come una forza non di cristallizzazione sociale, ma di rinnovamento e di progresso. Esso vuole garantire, senza alcuna rinuncia, la libertà; vuole, nella libertà, dar vita in Italia ad una società più giusta ed umana. Nella integrità delle libere istituzioni deve essere realizzato il progresso della nazione e promossa, nella giustizia e libertà per tutti, l’elevazione dei lavoratori sul terreno economico, sociale e politico.
Il Governo sottolinea in questo momento siffatti e vitali obiettivi, i quali indirizzeranno la sua azione. Ed il fatto che esso includa nella coalizione le forze politiche dalle quali può essere atteso un contributo, il maggiore possibile, per uno sviluppo sociale tanto intenso quanto garantito nelle sue basi di libertà, dimostra che esso rappresenta nelle circostanze attuali la forma più avanzata e sicura di vita democratica in Italia.
Il Governo non si fa illusioni, e neppure vuole ingenerarne nell’opinione pubblica, sulla facilità dell’impresa alla quale si accinge. Esso perciò vuole sottolineare ad un tempo la fermezza dei suoi propositi, la certezza che gli obiettivi perseguiti saranno realizzati, le difficoltà obiettive in presenza delle quali esso si trova e si troverà ad agire, la ragionevole successione dei tempi e delle attuazioni. Presentando il suo complesso programma il Governo intende promettere solo quanto esso enuncia, mentre si preclude ogni convulsa e disordinata articolazione della sua attività, i cui tempi dovranno susseguirsi ordinatamente.
In realtà il Governo inizia la sua opera in un momento particolarmente difficile della vita politica italiana.
Pesa su di noi il travaglio del quale si diceva all’inizio, il passaggio, faticoso e difficile, da uno ad altro equilibrio politico. Pesa su di noi il lungo periodo, benché non privo di realizzazioni e di successi, della transizione dalle coalizioni centriste a quella di centro-sinistra con le incertezze della trasformazione in corso, la instabilità dei Governi, la mancanza di maggioranze organiche ed impegnate, capaci di sostenere tutta intera e senza riserve l’opera di Governo. Maggiore è naturalmente il merito di chi ha saputo efficacemente operare anche in queste circostanze e perciò doverosamente il mio pensiero si rivolge con vivissimo apprezzamento, nel deferente ricordo di tutti coloro che mi hanno preceduto nell’assolvimento di questo compito, agli onorevoli Fanfani e Leone, il primo dei quali ha presieduto con tanto impegno e successo un Governo di centro-sinistra (Commenti a destra) con l’appoggio esterno del partito socialista italiano, mentre il secondo ha guidato l’azione di Governo in vista dello sviluppo politico che oggi si profila con dignità, efficacia ed ammirevole discrezione.
È un singolare privilegio disporre finalmente di una maggioranza organica. Ma non si possono cancellare di colpo gli effetti della lunga transizione né è pensabile si riesca ad utilizzare subito e pienamente questo elemento favorevole, per dare al Governo tutta la continuità e l’autorità che sarebbero desiderabili.
Faremo del nostro meglio, però, per dare al paese, per essere il Governo espressione di una organica coalizione di forze politiche tutte completamente impegnate, il senso della fermezza, della coerenza, della continuità, della chiarezza (Commenti a destra), sicché esso si senta fiducioso e sicuro sotto la nostra guida.
Tra i limiti che esso incontra il Governo deve poi ricordare la difficile congiuntura economica nella quale si trova ad operare e nella quale ha il dovere di operare. Perché né partiti né persone possono scegliere il tempo più adatto per la loro azione. Essi devono rispondere nel momento in cui sono chiamati, commisurando l’impegno alle difficoltà da affrontare, senza alcuna distrazione o comodità. Solo è giusto conoscere le difficoltà e farle conoscere. È giusto, non ritraendosi dal compito, dire con tutta chiarezza quali ostacoli siano sul cammino e che cosa si possa e debba fare per superarli. S’intende, da parte di tutti, facendo ciascuno il proprio dovere. In nessun momento come in uno difficile vale l’esigenza della solidarietà che stringa il Governo al paese in un comune, consapevole, responsabile atteggiamento.
Il Governo si propone di compiere una vasta ed ordinata azione di rinnovamento delle strutture dello Stato e della vita sociale: un’azione tendente a dare più libertà a tutti i cittadini nello sviluppo della vita democratica; una libertà che esprima la partecipazione reale al potere di quanti in passato ne furono esclusi o rimasero ai margini della vita dello Stato democratico; una libertà che non sia solo iniziativa e potere-politico, ma coerentemente espressione generalizzata e concreta di dignità umana e di giusta partecipazione di tutti i cittadini ai beni della vita.
Questa grande riforma, non ancora compiuta nonostante l’intensa attività legislativa degli anni scorsi, va realizzata avendo presenti le norme e lo spirito della Costituzione repubblicana. La integrale attuazione della Costituzione e l’adeguamento ad essa ed ai principi democratici della legislazione è dunque compito primario di questo Governo, il quale l’affronterà senza indugio promuovendo la generale revisione dei codici e della legge di pubblica sicurezza nell’intento di dare piena garanzia ai cittadini e di assicurare ad un tempo l’efficienza dello Stato per l’assolvimento dei compiti istituzionali.
AI criterio, certo più razionale, della riforma organica della legislazione di base potrà tuttavia derogarsi per evidenti ragioni di urgenza, le quali giustifichino un’anticipata revisione di alcuni punti particolari della legislazione civile, penale e processuale. Nella rielaborazione dei codici, ma anche in sede di legislazione speciale e di quella del lavoro, la condizione della donna, proseguendo in un processo di sviluppo già avviato, dovrà essere regolata in applicazione del principio della parità morale e giuridica dei sessi.
Il Governo esprime inoltre il proposito di definire, sentite le organizzazioni sindacali, uno statuto del diritti dei lavoratori al fine di garantire dignità, libertà e sicurezza nei luoghi di lavoro.
In una configurazione sempre più schiettamente democratica ed articolata delle strutture dello Stato, la quale dia nuove occasioni di manifestarsi alla libertà dei cittadini ed alla loro iniziativa in ordine all’armonico sviluppo della vita economica e sociale (si pensi alle voci che debbono essere ascoltate, alle indicazioni che debbono essere vagliate, alle autonome attuazioni che debbono essere promosse in sede di programmazione) assumono un particolare rilievo le autonomie locali che il Governo intende rispettare, sviluppare, favorire come presidio di libertà ed espressione feconda di vita democratica. Si ha di mira perciò un’ulteriore valorizzazione dell’autonomia dei comuni e delle province, da realizzare mediante l’istituzione dell’ordinamento regionale ed anche attraverso una adatta legislazione, la quale determini le funzioni degli enti locali secondo il dettato dell’articolo 128 ed in applicazione dell’articolo 118 della Costituzione, preveda una migliore e differenziata organizzazione interna, coordinamenti e consorzi permanenti, semplifichi ed acceleri le procedure dei controlli, precisi le responsabilità degli amministratori, attui una organica riforma della finanza locale, collegata a quella tributaria generale ed al regime finanziario delle regioni con conseguente sistemazione dei bilanci.
Ma nell’ambito dell’attuazione della Costituzione e della valorizzazione degli enti locali assume particolare rilievo la creazione delle regioni a statuto ordinario, massima forma di autonomia e di temperamento del potere centralizzato dello Stato, organo di tutela di vasti e complessi interessi, utile strumento di una programmazione articolata nella sua definizione ed opportunamente decentrata nella sua attuazione. La vastità e l’incisività di questa riforma ne avevano reso fino ad ora difficile l’attuazione in una situazione politica nella quale non vi era una maggioranza organica ed omogenea, atta a sostenere il peso di questa innovazione e ad evitare i rischi del dissolvimento del tessuto unitario dello Stato. Questo Governo, fondato sull’accordo dei partiti che ne costituiscono l’organica maggioranza si propone con tranquilla coscienza di ripresentare, tra i primi suoi atti, le leggi istitutive delle regioni a statuto ordinario, predisposte a suo tempo dal governo Fanfani ed opportunamente rielaborate, tenendo conto delle valutazioni già espresse in Parlamento, quando fu compiuto in sede referente l’esame di quei disegni di legge. Sarà anche presentata la legge elettorale secondo il sistema che sarà concordato in sede di Governo. Sarà nostra cura elaborare, senza inutili ritardi, ma anche con tutta l’attenzione e la serietà richieste nella trattazione di una materia così delicata alla quale si ricollegano la certezza e l’eguaglianza dei diritti, le leggi-quadro per le materie di competenza delle regioni, senza che ciò ritardi la costituzione degli organi regionali, fermo restando il disposto dell’articolo 9 della legge del 1953. Attuato l’ordinamento regionale si porrà il problema della formazione delle giunte regionali, che i partiti i quali costituiscono il presente Governo affronteranno in coerenza con gli indirizzi generali della programmazione economica e dello sviluppo democratico del paese. (Interruzioni a destra).
ALMIRANTE. Come in Val d’Aosta!
MORO, Presidente del Consiglio dei ministri. Saranno istituiti tribunali regionali amministrativi.
Sarà accelerata l’approvazione della legge elettorale per il Friuli-Venezia Giulia, in modo che si passi subito alla effettiva costituzione di questa regione a statuto speciale. (Interruzione del deputato Covelli).
Per quanto riguarda poi l’Alto Adige il Governo, nel pieno rispetto dei diritti dell’Italia, favorirà la giusta e pacifica convivenza delle popolazioni di lingua italiana e tedesca e dei ladini, tra l’altro utilizzando tempestivamente le conclusioni della Commissione dei 19 per assicurare tranquillità e fiducia nella regione. (Commenti a destra).
La vasta articolazione dello Stato democratico che il Governo si accinge a completare non contraddice, ed anzi la postula, all’esigenza di fornire al Governo gli strumenti di coordinamento e di azione, i quali sono richiesti per seguire l’intensa dinamica dello sviluppo economico, sociale e politico che caratterizza la moderna società ed impegna ad un tempestivo, efficace e corretto intervento pubblico. Il Governo si pone nel modo più serio il tema della sua propria efficienza e di quella della pubblica amministrazione. Presenterà perciò, allo scopo di assicurare la più efficace direzione del Governo ed il coordinamento delle varie attività amministrative, la legge di attuazione costituzionale relativa all’ordinamento della Presidenza del Consiglio. Essa dovrà prevedere il numero e la competenza, secondo un ordine razionale, dei ministeri, il coordinamento di essi, i modi di dirimere i conflitti di competenza che sovente rallentano e fanno confusa l’azione amministrativa, una precisa disciplina del potere regolamentare per rendere più sollecita e significativa l’attività legislativa. Sarà così avviata, per l’aspetto che attiene alla guida ed al coordinamento dell’attività amministrativa, quella riforma della pubblica amministrazione che è matura nella coscienza pubblica e corrisponde ad una esigenza inderogabile di quel processo di sviluppo economico e sociale del quale questo Governo si fa carico. Si tratta quindi di un impegno fondamentale per ogni democrazia moderna, all’attuazione del quale sarà dedicata l’intera attività del ministro Preti. Del resto si dispone per questa materia dei risultati dei lavori della commissione nominata dal Governo Fanfani, che questo Governo prende a base delle sue decisioni, in modo da passare rapidamente alla fase della realizzazione. Si tratta di regolare meglio i rapporti tra organi politici ed organi amministrativi, di assicurare il decentramento burocratico, di adottare le moderne tecniche di organizzazione del lavoro di ufficio, di rendere possibile, con la riduzione dei costi, un sostanziale miglioramento retributivo atto a riservare all’amministrazione le più qualificate competenze. Di questa complessa riforma il conglobamento, da attuare equilibrandolo con le possibilità di bilancio, costituisce un momento preliminare importante. Si dovrà naturalmente provvedere ad un rinvigorimento delle funzioni consultive e di controllo, opportunamente estese a tutti gli enti pubblici, mediante la riforma del sistema della contabilità generale, delle attribuzioni della Ragioneria generale, delle leggi sulla Corte dei conti e sul Consiglio di Stato.
Il Governo avverte quanto sia viva e giustamente viva nella opinione pubblica l’esigenza di una amministrazione ad un tempo efficiente e corretta; capace di assolvere ai suoi compiti di crescente vastità ed importanza e di meritare in ogni momento la fiducia del cittadino per la sua prontezza, sensibilità, obiettività e correttezza.
COVELLI. Come nel caso Ippolito! (Commenti a destra).
MORO, Presidente del Consiglio dei ministri. La polemica su questo terreno ha forse avuto punte eccessivamente aspre ed ingiuste, tenendo conto della larghissima fascia di pubblici amministratori che adempiono i loro doveri con competenza, impegno, assoluta rettitudine. Sarebbe ingiusto rimbalzare con genericità faziosa il sospetto su così gran numero di servitori dello Stato per il cui spirito di sacrificio e per la cui dedizione l’amministrazione assolve tutt’ora il suo compito, assicurando la continuità dello Stato. E tuttavia deprecabili episodi inducono a ribadire l’impegno di moralizzare la vita pubblica, il che è del resto prevedibile in forza di opportune riforme della pubblica amministrazione, le quali rendano, se non impossibili, almeno assai più difficili gli abusi e le scorrettezze che vengono lamentati e riducano quelle zone d’ombra nelle quali alligna la confusione e conseguentemente lo sperpero del denaro pubblico. Questo Governo, pertanto, insieme con l’improrogabile azione riformatrice, si propone fermamente di svolgere un’adeguata azione preventiva, di stabilire tempestivi ed efficaci controlli, di intervenire con assoluto rigore, un rigore che sia anche esemplare, per reprimere ogni illecita attività che, nonostante tutto, si dovesse verificare. Si riprenderà in esame il settore degli enti non necessari al fine di ulteriori soppressioni e si esaminerà con la massima attenzione il caso del monopolio delle banane. (Commenti a destra).
Queste cose vanno dette, crediamo, con assoluta fermezza in un momento nel quale si devono chiedere al popolo italiano sacrifici che un momento di sosta, come quello che ora si profila, richiede. Ebbene, mentre si prospetta di arrestare l’espansione della spesa pubblica per la parte corrente, è ben giusto che vi sia la certezza in tutti che nessuno spreco sia consentito e si realizzi la più oculata amministrazione degli interessi comuni, che vi sia, nei pubblici amministratori e nei privati abbienti, quel clima di austerità che incoraggi il paese il quale deve superare un momento difficile. Una eguale vigile attenzione sarà rivolta dal Governo, per quanto attiene alla competenza dei pubblici poteri, alla tutela della moralità e della integrità della famiglia.
E del tutto naturale, ma amiamo sottolinearlo in questo momento, il nostro omaggio al Parlamento, sintesi della vita democratica della nazione, di cui faciliteremo, con la nostra deferente prontezza, l’assolvimento dell’altissima funzione. Del pari con pieno rispetto seguiremo la delicata e libera attività della Corte costituzionale e quella della magistratura, di cui sarà nostro impegno garantire la interna ed esterna indipendenza anche mediante l’elaborazione, ormai indifferibile, del nuovo ordinamento giudiziario. Il Governo si avvarrà poi largamente, nell’ambito delle competenze previste dalla Costituzione, del C.N.E.L., il cui apporto, già così importante, potrà essere ulteriormente valorizzato.
Un altro vasto campo di azione è offerto all’azione riformatrice e di sviluppo del Governo nel settore della scuola. Già la commissione d’indagine, nominata dal Governo Fanfani, ha reso note le sue conclusioni in ordine ai problemi dello sviluppo e dell’ordinamento della scuola italiana in vista della formulazione di un nuovo piano che faccia seguito più organicamente, a quello proposto dal primo Governo Fanfani, il cui stralcio sta per esaurirsi. Disponiamo dunque, per quanto riguarda i temi dell’edilizia scolastica, del personale insegnante, dell’ordinamento della scuola, della struttura e funzione dell’università, di un organico programma di sviluppo scolastico, di un ricco materiale che il Governo pone a base delle sue decisioni, le quali dovranno seguire senza indugio attraverso la valutazione politica dei risultati tecnici offerti dalla commissione d’indagine. Infatti al tema della scuola viene attribuito dal Governo carattere di assoluta priorità nella spesa pubblica e nell’azione legislativa ed amministrativa. Esso ritiene che l’espansione della scuola nella fascia dell’obbligo fino a comprendere a scadenza ravvicinata l’intera popolazione scolastica, un più largo accesso agli altri ordini di studi su una vasta base di selezione ed esclusivamente per merito, al di fuori di ogni esclusione e di ogni predeterminazione di ceto sociale, una maggiore rispondenza della scuola negli ordinamenti e nelle dimensioni alle esigenze dello sviluppo tecnico e del progresso della collettività siano il primo dovere da adempiere, il più importante contributo da dare, sul piano economico e sociale come su quello morale e politico, all’avvenire della nazione, alla sua prosperità, alla sua modernità, alla sua giusta posizione nell’Europa e nel mondo, alla solidità delle istituzioni fondata sulla consapevolezza dei diritti e dei doveri civici da parte dei cittadini, sull’amore di patria, sul culto della libertà come supremo valore.
A questa grande impresa si dovrà porre mano con gli strumenti di pro-grammazione resi disponibili dalle risultanze della commissione d’inchiesta nel quadro del più generale programma di sviluppo che sta per essere messo a punto. Saranno presi intanto i provvedimenti di maggiore urgenza nei settori dell’edilizia, della preparazione degli insegnanti e della università.
Sarà presentata la legge sull’ordinamento della scuola materna ed istituita la scuola materna statale, utilizzando gli stanziamenti di bilancio previsti dalla legge stralcio. I problemi relativi alla scuola non statale, ivi compresi quello dei contributi dello Stato, sul merito dei quali i partiti che compongono il Governo hanno posizioni diverse, saranno affrontati in occasione della elaborazione della legge sulla parità della scuola a norma della Costituzione.
Nell’ambito di questa stessa valutazione, che pone cultura e tecnica a servizio della collettività nazionale, che ne fa strumenti efficaci di sviluppo economico e di progresso sociale, va considerata l’attenzione rivolta alla ricerca scientifica e tecnologica, che il Governo ha voluto attribuire alla competenza del ministro senza portafoglio senatore Arnaudi.
C’è uno svolgimento in corso che va accelerato, un finanziamento più consistente da mettere a disposizione della ricerca, mano a mano che se ne presenti la possibilità, un indispensabile coordinamento da attuare tra le varie sedi ed occasioni nelle quali la ricerca si compie. È un’opera di ricognizione alla quale il Governo si accinge, utile come premessa al più organico assetto della materia che dovrà essere elaborato in seguito. Ma già in questa fase una visione unitaria dei problemi sarà stimolo alla ricerca e condizione della sua efficacia. La particolare attenzione riservata a questo settore dev’essere motivo d’incoraggiamento per i tanti valorosi ricercatori, ai quali lo Stato promette un appoggio mano a mano più organico e consistente ed ai quali manifesta tutto il suo fiducioso apprezzamento. E così, più in generale, nella valutazione della fondamentale importanza e della naturale autonomia delle espressioni culturali, il Governo, per parte sua, promuoverà ed assicurerà le condizioni più adatte per il libero sviluppo del pensiero, dell’arte e della scienza.
Ai giovani poi, e non solo nella scuola, il Governo rivolgerà tutto il suo interessamento nel più assoluto rispetto delle libere iniziative assistenziali ed educative e lasciando ai giovani medesimi la maggiore presenza possibile nelle attività che ai giovani sono rivolte, con impegno dello Stato, in materia di educazione extrascolastica, assistenza, lavoro, sport e tempo libero. Il Governo ritiene possibile elaborare, con il concorso degli interessati, formule organizzative più organiche, mediante le quali possa esplicarsi una politica della gioventù diretta a valorizzare l’associazionismo giovanile in quanto elemento fondamentale per la formazione democratica delle nuove generazioni.
Per quanto si riferisce al campo economico e sociale, il programma di Governo fa perno su due punti fondamentali:
– la ferma volontà di operare per la eliminazione degli squilibri esistenti nella struttura attuale della nostra società, in modo da assicurare, attraverso una politica di programmazione, il progressivo avvicinamento agli obiettivi permanenti della politica di sviluppo: pieno impiego, diffusione del benessere, elevazione del livello di vita civile;
– la consapevolezza dell’esistenza, nell’attuale momento congiunturale, di gravi tensioni di carattere finanziario e monetario e la conseguente necessità di stabilire una serie di interventi idonei ad assicurare una duratura stabilità monetaria.
Noi abbiamo attentamente considerato con visione aperta gli aspetti negativi della struttura e della dinamica della nostra società ed abbiamo cercato di mettere a punto con pazienza e con criteri razionali i modi migliori per farvi fronte.
In particolare è nostra comune convinzione che i problemi connessi con l’azione di Governo non possano essere affrontati singolarmente ed episodicamente, ma in una visione di insieme, secondo precise priorità d’importanza e di urgenza, in relazione cioè ad una politica di programmazione economica che consenta, sulla base indispensabile di un adeguato sviluppo del reddito, il superamento degli squilibri territoriali, settoriali e distributivi ancora esistenti, nonché l’eliminazione delle maggiori deficienze nel campo delle dotazioni civili del nostro paese.
La politica di programmazione dovrà, pertanto, conglobare gli obiettivi permanenti di una qualsiasi politica economica (sviluppo, alto livello di occupazione, equilibrio nella bilancia dei pagamenti e stabilità dei prezzi), con quelli specifici della nostra particolare condizione economica (migliore ripartizione dei redditi, in relazione al superamento degli squilibri strutturali, zonali e sociali).
Perciò detta politica sarà diretta ad assicurare un quadro organico di sviluppo, entro il quale opereranno sia le libere scelte della privata iniziativa, sia le determinazioni dell’iniziativa pubblica.
Noi siamo convinti che non ci dovrà mancare, per il successo della nostra azione, il contributo attivo e responsabile delle forze della produzione e del lavoro. Riteniamo che queste collaborazioni debbano essere attuate nel rispetto dei principi fondamentali che sono alla base della nostra società democratica e auspichiamo che la visione integrale degli interessi generali del paese porti i sindacati di lavoratori e di imprenditori a valutare con sempre maggiore impegno le conseguenze della loro azione sullo sviluppo del paese e sulle condizioni generali e permanenti di vita dei lavoratori.
Ciò non incide sull’autonomia dei sindacati, la cui funzione e responsabilità di fronte agli interessi generali del paese vengono garantite e valorizzate nell’ambito della politica di programmazione.
Nei confronti della iniziativa privata il Governo riafferma la piena ed invalicabile validità dell’articolo 41 della Costituzione, nel suo doppio dettato di riconoscimento che l’iniziativa privata è libera e di prescrizione che essa non debba svolgersi in contrasto con l’utilità sociale e possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Il Governo considera impegno fondamentale quello di svolgere la sua azione con chiarezza, non solo per rendere partecipe tutta la collettività dei mezzi e degli strumenti attraverso i quali quegli obiettivi vanno conseguiti, ma anche per riaffermare il principio basilare di ogni società democratica e cioè quello della certezza dei diritti e dei doveri di quanti partecipano all’attività del paese.
In questo quadro il Governo dichiara che non sono previsti provvedimenti di nazionalizzazione ed indica, in relazione agli obiettivi, ai quali esso attribuisce carattere impegnativo, alcuni punti di intervento con carattere prioritario, ma non esclusivo, di particolare rilievo:
– l’eliminazione del divario ancora esistente nelle condizioni di produzione e di vita del Mezzogiorno e delle altre zone a scarso sviluppo rispetto a quelle esistenti nel resto del paese;
– un migliore assetto del settore agricolo ed il raggiungimento di condizioni di vita e di lavoro, comparabili con quelle degli altri settori produttivi, per quelle forze di lavoro alle quali l’agricoltura potrà dare un pieno impiego;
– un appropriato assetto urbanistico all’intero territorio nazionale e la revisione degli interventi nel campo edilizio per creare migliori condizioni di vita individuale e sociale e per eliminare le situazioni di eccessivo affollamento;
– l’eliminazione delle strozzature e degli abusi che ostacolano la libertà di concorrenza e una nuova disciplina delle società per azioni per adeguarle alla esigenza di una più efficiente tutela del risparmiatore e a quella congiunta della sua rispondenza ai fini della programmazione;
– un riordinamento della struttura e del funzionamento del sistema fiscale, diretto a farne un valido strumento di azione ai fini di una attiva politica dei redditi e di una maggiore giustizia distributiva nel quadro e ai fini della programmazione;
– una progressiva riforma della previdenza sociale al fine di prepararne il passaggio ad un vero sistema di sicurezza sociale, un adeguamento del settore ospedaliero e dell’assistenza sanitaria al livello dei fabbisogni civili del paese.
Su tutti questi punti avremo modo di discutere nei mesi prossimi, quando il Governo sottoporrà al Parlamento i relativi disegni di legge ed indicherà in modo dettagliato criteri e linee di azione. Mi limito oggi a ricordare alcuni principi ispiratori.
Per il Mezzogiorno si procederà secondo le seguenti direttrici: continuare l’intervento straordinario della Cassa, adeguandola alle esigenze, globalmente considerate, della politica di programmazione nazionale; rivedere ed integrare, alla luce dell’esperienza ed in questo quadro più vasto, il sistema degli incentivi; qualificare l’offerta delle forze di lavoro a tutti i livelli in conformità ai prevedibili indirizzi della domanda; promuovere e sviluppare l’efficienza degli enti locali al fine di accrescerne la funzionalità, anche come indispensabili strumenti di realizzazione dei piani di sviluppo.
Si stabilirà contemporaneamente un ben preciso raccordo tra la politica di programmazione e la legislazione elaborata per le altre minori zone depresse fin dal 1950. In particolare sarà considerato il problema di sollecitare una equilibrata localizzazione dei nuovi impianti industriali, secondo le linee ed i criteri di appropriati programmi urbanistico-economici per le diverse aree interessate.
I problemi dell’agricoltura costituiranno impegno prioritario. Il Governo presenterà al più presto un disegno di legge in materia di riordinamento delle strutture fondiarie, di sviluppo della proprietà coltivatrice, superamento della mezzadria ed eliminazione del patti abnormi.
Sarà fissato il divieto di stipulare nuovi contratti di mezzadria e per i contratti in vigore sarà stabilita per legge una nuova disciplina, incominciando col modificare la quota di riparto spettante al mezzadro che sarà portata al 58 per cento. Saranno conseguentemente disposti sgravi fiscali ed in generale sarà esaminata la possibilità di alleggerimento degli oneri fiscali per le imprese familiari.
Per gli enti di sviluppo si stabilisce che la definizione della loro natura e delle loro funzioni avvenga in sede di elaborazione della legge-quadro per l’agricoltura dell’ordinamento regionale, la quale stabilirà anche i rapporti fra enti, regioni e Stato. Intanto gli enti inizieranno ad operare secondo le disposizioni del disegno di legge presentato nella precedente legislatura (si dovrà provvedere in forma autonoma per le Marche e l’Umbria), con i compiti ad essi demandati dalla legge delega del «piano verde» e dal nuovo disegno di legge, intervenendo anche nelle procedure dei mutui quarantennali e di trasformazione concessi nelle zone loro affidate.
Nel quadro di un intensificato sviluppo produttivistico delle campagne e della riconversione degli ordinamenti produttivi si considererà come esigenza prioritaria l’incremento del settore zootecnico, in condizioni e con prospettive di stabile convenienza economica.
Un’altra applicazione delle indicazioni della conferenza dell’agricoltura e della Commissione per la programmazione economica, sollecitata anche dal manifestarsi nella congiuntura economica di fenomeni significativi, è rappresentata dall’avvio di un’organica politica di mercato per i prodotti agricoli al fine di adeguare la nostra organizzazione alle esigenze del M.E.C. ed accrescere il potere contrattuale dell’agricoltura nei confronti degli altri settori.
Ciò comporta una nuova disciplina delle gestioni pubbliche degli ammassi e delle importazioni di prodotti agricoli, una disciplina da perfezionare in relazione agli sviluppi della politica comunitaria e tale da assicurare, comunque, la distinzione fra funzioni pubbliche e servizi o prestazioni rese nell’interesse pubblico da privati.
A tal fine i partiti della maggioranza governativa convengono di adottare, in conformità a quanto già in atto negli altri paesi della Comunità ed anche in riferimento alle esigenze della congiuntura, gli opportuni strumenti di azione pubblica per l’importazione dei prodotti alimentari e per il mercato dei prodotti agricoli.
La politica di organizzazione del mercato richiede una diffusione della cooperazione per consentire ai produttori agricoli di estendere la loro attività alla raccolta, conservazione, trasformazione, allestimento e vendita dei prodotti, sulla base della libertà di associazione, del carattere privato delle cooperative e della pluralità dell’organizzazione cooperativa.
In questo quadro ha particolare rilievo la funzione della Federazione dei consorzi agrari e dei consorzi agrari provinciali. Per rendere efficace la loro funzione Federconsorzi e consorzi dovranno sempre più adeguare la loro opera alla nuova realtà del mondo agricolo caratterizzata dalla diffusione delle imprese contadine, il che comporta per gli organismi consortili la necessità di accentuare dalla periferia al centro le caratteristiche cooperative.
In ogni caso dovrà essere assicurata l’effettiva autonomia dei consorzi agrari provinciali.
A loro volta, i consorzi agrari provinciali solleciteranno e promuoveranno la libera formazione di cooperative agricole, assumendo nei confronti di queste la funzioni di organismi di secondo grado, in aggiunta alla loro attuale funzione di organismi di primo grado.
Problema fondamentale da affrontare è anche quello della casa, di cui hanno bisogno vastissimi ceri popolari. Fino ad oggi l’alto costo delle aree ha reso difficile risolvere questo grave problema. Ecco perché un’efficace legge urbanistica è essenziale per poter sviluppare un vasto piano di edilizia popolare.
Naturalmente la nuova legge urbanistica, strumento così importante per la nuova politica della casa, risponde anche ad altre esigenze di grande importanza. Il ritmo disordinato che ha assunto negli ultimi anni lo sviluppo degli insediamenti urbani è stato accompagnato da una sostanziale sopraffazione dell’interesse privato sulle esigenze della comunità, da una irrazionalità e disumanità degli sviluppi delle nostre città, con la conseguenza di una diffusa e crescente distorsione del vivere civile. Tale situazione manifesta le manchevolezze e le insufficienze delle norme vigenti in materia; perciò il Governo s’impegna di prendere l’iniziativa per una radicale riforma della legislazione urbanistica.
Obiettivi di fondo della nuova legge dovranno essere: a) la garanzia di un efficiente coordinamento tra la programmazione economica nazionale e la pianificazione urbanistica, che dovrà perciò essere intesa nella sua più ampia accezione di indicazione di principi e di norme per la sistemazione generale del territorio a diversi livelli spaziali, conformemente ai criteri di orientamento dello sviluppo economico accolto nella politica di programmazione che essa contribuisce a realizzare; b) la preminenza assoluta dell’interesse pubblico sull’interesse privato nella disponibilità e nella destinazione delle aree; c) la creazione di un sistema nel quale i proprietari delle aree edificabili vengano a trovarsi in posizione di assoluta indifferenza rispetto alle decisioni dei piani sulla destinazione della aree di loro proprietà; d) l’avocazione alla collettività nella misura massima possibile delle plusvalenze comunque determinatesi e la creazione di un meccanismo che eviti la formazione di nuove rendite per il futuro.
Il Governo ritiene che la strumentazione atta al raggiungimento dei fini della politica economica e sociale che coinvolgono la utilizzazione del territorio debba trovare il suo fondamento nel regime pubblicistico del mercato delle aree edificabili.
Tale regime prevederà l’esproprio obbligatorio da parte del comune delle aree edificabili necessarie all’espansione dell’urbanizzazione; l’indennizzazione dei proprietari espropriati che tenga conto del mutato potere di acquisto della moneta; la vendita dei terreni tramite asta pubblica per l’edilizia libera, a prezzo di costo per l’edilizia popolare e a quei costruttori che accettino di vendere gli alloggi, o di affittarli, secondo parametri di prezzi di vendita o di canoni di affitto preventivamente fissati con criteri economici di generalità.
Sarà prevista l’esenzione dall’esproprio per i proprietari di aree che costruiscono per sé e per i propri congiunti, accettando il vincolo di inalienabilità temporanea. (Interruzione del deputato Lauro Achille).
La nuova disciplina potrà trovare la sua piena applicazione solo con l’emanazione delle norme regionali. Dovrà essere anticipatamente attuata in zone di accelerata urbanizzazione, con riguardo ad aree metropolitane, ad aree di sviluppo industriale, a zone di rilevante interesse turistico.
Saranno stabilite opportune misura transitorie che tengano conto: a) dell’esigenza di non frenare, nell’attesa che la legge manifesti la sua piena efficacia, il ritmo dell’attività del settore edilizio; b) di situazioni certe ed obiettive determinatesi, fino alla data odierna, nell’ambito della legislazione vigente. Tali situazioni verranno opportunamente individuate dal Ministero dei lavori pubblici considerando, in particolare, l’esigenza di non determinare sperequazioni nel diritto a costruire tra i cittadini interessati. La scadenza del periodo transitorio viene indicata per il 31 dicembre 1965 per quanto riguarda l’inizio delle costruzioni e sarà fissata dal Ministero del lavori pubblici per quanto riguarda il loro compimento.
Presenteremo al più presto un disegno di legge per la tutela della libertà di concorrenza sulla base degli accordi già intercorsi nella passata legislatura tra i gruppi dell’attuale maggioranza e sottoporremo al Parlamento un organico complesso di proposte tendenti a risolvere i numerosi problemi posti da un ordinato funzionamento delle società per azioni. Particolari disposizioni saranno previste per le società con azioni quotate in borsa.
Sulla linea e nello spirito del compianto ministro Vanoni, daremo concreto avvio ad una profonda revisione della legislazione in campo tributario che, escludendo il ricorso al facile espediente dell’inasprimento delle aliquote, si inquadri nel disegno più vasto di una moderna riforma del sistema tributario.
Il Governo ritiene che i problemi indicati e i conseguenti interventi di politica economica, anche se prioritari — perché determinati dalla individuazione, ai fini della scelta dell’impiego delle risorse, di strozzature pregiudizievoli per uno sviluppo equilibrato — non esauriscano l’azione di programmazione. Il Governo è anzi convinto che solo la formulazione di un programma adeguato al complesso delle esigenze potrà determinare, rifiutando ogni cristallizzazione delle strutture della nostra società, le modificazioni ritenute utili all’interno della collettività.
Ed è perciò che noi congiuntamente assumiamo l’impegno, di fronte al Parlamento ed al paese, di procedere — in base agli obiettivi che il programma dovrà conseguire nel decennio — alla redazione, entro il luglio 1964 di un progetto di programma, quinquennale (1965-1969) nell’intesa: che per il futuro tale progetto sia di tipo scorrevole, tale cioè da riguardare, ogni anno, il quinquennio successivo; che il progetto sia concretato in programma nel corso del secondo semestre 1964, secondo procedure parlamentari ed amministrative da definirsi, e che, infine, alle linee del programma si conformi il bilancio preventivo dell’amministrazione statale.
Ma se gli obiettivi enunciati costituiscono i motivi di fondo del nuovo corso della politica economica italiana, il Governo non può tuttavia nascondersi che l’attuale momento congiunturale, caratterizzato da tensioni finanziarie e monetarie che rischiano di compromettere il conseguimento degli stessi obiettivi di fondo proposti, richiede interventi idonei a riconquistare quella stabilità monetaria, che ha accompagnato il nostro sviluppo nel corso del decennio passato.
Il Governo ritiene, cioè, che soltanto se l’evoluzione economica, nel senso dello sviluppo, potrà svolgersi in maniera sufficientemente ordinata ed equilibrata si potranno conseguire quegli obiettivi di civiltà e di progresso che essa si propone e di cui le stesse condizioni di crescita del sistema economico rappresentano niente altro che un prerequisito, sia pure indispensabile.
Sul fondamento di questa convinzione e di una visione più generale della dinamica economica e sociale di un paese moderno in fase di sviluppo, il Governo avverte pienamente lo stretto legame che intercorre tra il presente momento congiunturale e l’evoluzione delle condizioni economiche a più lungo periodo.
Tenendo conto delle indicazioni univoche che si possono trarre da un’accurata ed approfondita diagnosi della situazione economica nella fase che attraversiamo, il Governo sottolinea l’inderogabile necessità di applicare un coordinato sistema di misure di stabilizzazione della congiuntura, con particolare riguardo al fenomeni interessanti la sfera monetaria e finanziaria.
Tuttavia la piena consapevolezza delle componenti strutturali che caratterizzano l’attuale difficile congiuntura induce il Governo a modellare l’insieme delle misure di stabilizzazione che si rendono necessarie in maniera tale da evitare qualsiasi effetto negativo facilmente connesso, così come l’esperienza dimostra, ad una politica monetaria e creditizia di tipo deflazionistico quindi indiscriminata e globale.
All’opposto il Governo ritiene che tale politica debba caratterizzarsi in primo luogo per il fatto che le misure stesse agiscano selettivamente, sul lato della domanda, in quei settori che manifestano pericolose tensioni e minacciano di alimentare processi cumulativi, incompatibili con uno sviluppo ordinato; inoltre che, sul lato dell’offerta, esercitino la loro determinante influenza per quanto riguarda sia il suo volume fisico complessivo, sia il livello dei costi di produzione e dei prezzi, cioè la sua espressione monetaria.
L’accordo tra i quattro partiti ha specificato questa qualificata azione sulla domanda in una serie di concrete proposte che riguardano: 1) il blocco transitorio della spesa pubblica per la parte corrente, con l’impegno che i partiti assumono che, ove per alcune voci di bilancio siano inevitabili maggiori spese, esse dovranno essere compensate da decurtazioni in altre voci. Analogo impegno di serietà finanziaria essi richiedono anche agli amministratori degli enti locali; 2) le misure di immediata applicazione per contrastare la formazione di redditi non guadagnati, contenere i redditi non da lavoro e i redditi di lavoro superiori a certi limiti; 3) la politica di contenimento dei consumi non essenziali, in particolare di quelli di lusso; 4) le misure immediate per la maggiore efficienza del sistema tributario che permettano un rapido assorbimento di una parte del potere di acquisto.
Per quanto concerne l’azione sull’offerta, la politica congiunturale dovrà proporsi di accrescere la disponibilità complessiva di beni e servizi in condizioni di prezzi stabili, soprattutto in quei settori dove più intensa sia la pressione esercitata dalla naturale espansione della domanda. Una diretta specificazione di questo criterio, oltre a ciò che attiene alla massima utilizzazione della capacità produttiva esistente, allo stimolo degli investimenti a redditività immediata e all’aumento della produttività aziendale o dell’intero sistema, dovrà essere dato, da un lato, dalle politiche intese a favorire una efficiente riorganizzazione delle importazioni dei generi alimentari, che implichi anche la revisione dei criteri della loro distribuzione, e dall’altro lato, e più in generale, da un vigoroso processo di ammodernamento del sistema distributivo che consenta di eliminare le strozzature, di favorire la competitività del mercato e quindi di ridurre i costi in questo delicato stadio del circuito economico.
Poiché il Governo è consapevole della necessità di evitare permanentemente il manifestarsi delle tensioni che contraddistinguono il presente momento congiunturale, le misure di stabilizzazione e di espansione che si propone di attuare per far fronte ai problemi più urgenti devono costituire parte integrante, per quanto riguarda le prospettive di breve periodo, di un unico processo di razionalizzazione della politica economica in cui, per il conseguimento degli obiettivi a lungo termine, si risolve il metodo stesso della programmazione.
A questo fine uno strumento particolarmente efficace che il Governo intende rendere disponibile ed utilizzare per la propria azione sarà rappresentato da un bilancio economico nazionale, a scadenza annuale ed a carattere previsionale, che offra un quadro di riferimento sia agli operatori economici per la redazione dei loro bilanci preventivi nella forma di valutazione anticipata dei diversi flussi reali e monetari interessanti la formazione e l’impiego del reddito nazionale sia al Governo per la sua politica responsabile e per il bilancio dello Stato rapportato ad anno solare con il provvedimento già predisposto.
Tanto nei suoi aspetti a breve termine, quanto in quelli di più lungo periodo, la politica economica del Governo intende dunque garantire, attraverso un ordinato progetto di sviluppo stabile ed equilibrato, le condizioni di fondo che dovranno presiedere alla realizzazione dei superiori valori etici e sociali propri di una società democratica.
La programmazione economica, come metodo per la scelta più efficiente ad appropriata fra alternative linee d’azione aperte ai diversi operatori, costituisce pertanto lo strumento di cui il Governo intende disporre per orientare il proprio comportamento e per definire il quadro di riferimento dinamico generale in cui avranno campo di esplicarsi le azioni di tutti i soggetti economici, dei principali centri di decisione e dei vari gruppi sociali in cui si articola una libera società pluralistica.
Nella logica di questo tipo di programmazione il Governo, lungi dallo svuotare e dal comprimere l’autonomia delle imprese e dei sindacati, ritiene di doverli potenziare come strumenti insostituibili per il raggiungimento stesso degli obiettivi sociali che presiedono la sua azione. Esso ritiene che tanto i sindacati quanto le imprese avranno convenienza a rendere esplicite le loro possibili strategie e a programmare le loro decisioni nelle prospettive e nelle condizioni dello sviluppo generale, che sia i bilanci previsionali annuali, sia i programmi pluriennali consentono di valutare adeguatamente. In particolare, il Governo confida che siano apprezzati gli obiettivi vantaggi che ciascun autonomo centro di decisione potrà ricavare dall’operare nell’ambito di questi quadri di riferimento per quanto riguarda il verificarsi medesimo delle condizioni di reciproca compatibilità dalle quali dipende il realizzarsi dei piani di ciascun operatore.
Nel momento in cui il Governo si propone di porre in essere procedure di programmazione intese a razionalizzare i rapporti e le interdipendenze che legano tra loro i diversi operatori del sistema economico, esso non può non prospettarsi l’esigenza di un dialogo intenso e responsabile tra il Governo medesimo e le forze sociali del paese. Dialogo che trae ad un tempo legittimità ed urgenza dalla determinazione del Governo di guidare l’intero corpo sociale, e in primo luogo le forze produttive, verso il conseguimento degli obiettivi che esso ritiene di dover interpretare come propri dell’intera società civile.
Viviamo in un mondo divenuto più piccolo per la crescente rapidità e continuità degli incontri, caratterizzato da una sempre più stretta interdipendenza dei popoli, ricco di scienza e tecnica ad un tale livello da potere così sanare le piaghe della fame, della miseria, della umiliazione come distruggere l’umanità con potentissime armi che non consentono difesa. Così la guerra cessa di essere uno strumento politico, un modo per cambiare, senza arrestarlo, il corso della storia.
E la consapevolezza di questa realtà severamente ammonitrice che, pur sussistendo ancora il pericolo di conflitti che uomini forti e prudenti devono stornare dall’umanità, ha fatto si che l’atmosfera internazionale sia divenuta più respirabile, che gli spiriti siano divenuti più aperti, le manifestazioni di buona volontà e di attenuata intransigenza ideologica e politica si siano fatte più frequenti, dischiudendo una speranza per l’avvenire.
Grandi spiriti, trovando vasta e profonda risonanza, hanno ammonito l’umanità e l’hanno incoraggiata alla ricerca paziente di un più stabile ed umano assetto delle relazioni internazionali. Giovanni XXIII ha caratterizzato il suo glorioso ed intenso pontificato con un altissimo insegnamento di unità e di pace, mentre il suo successore Paolo VI si fa pellegrino per le vie del mondo per la ricerca dell’unità e della pace. Ed è rimasto come un dato importante nella storia travagliata della nostra epoca, anche perché suggellato da una morte ingiusta e dolorosamente significativa, il modo secondo il quale il compianto presidente Kennedy vide i problemi del nostro tempo secondo un’ampia e vitale prospettiva, unendo il metodo della fermezza nella difesa della libertà con la costante ricerca di tutte le opportunità di dialogo e di consenso, e soprattutto con la nitida visione di una umanità che rifiuta una irragionevole autodistruzione ed afferma invece le ragioni della vita, della solidarietà, della fraternità umana. Un’impostazione, quella del presidente Kennedy, che aveva trovato rispondenza nell’Unione Sovietica fino alla conclusione del trattato di Mosca per la interdizione degli esperimenti nucleari.
La politica estera italiana ha dunque per obiettivo fondamentale la pace nella sicurezza della nazione. Ed è in questo spirito che rendiamo omaggio alle forze armate, alta e significativa espressione della comunità nazionale, fedeli alla patria e alla democrazia, non strumento di guerra ma di sicurezza e di pace.
La politica estera italiana rimane fondata sulla lealtà verso l’alleanza atlantica con gli obblighi politici e militari che ne derivano e sulla solidarietà europea. In una situazione come l’attuale in cui le prospettive di distensione si sono accresciute, anche se sono tuttora fortemente contrastate, l’impegno dell’Italia è rivolto ad un più stabile e pacifico assetto delle relazioni internazionali, a misure, anche parziali, di disarmo bilanciato e controllato, ad accordi per prevenire gli attacchi di sorpresa, alla soluzione pacifica e concordata dei problemi ancora aperti nel mondo.
Nel contesto di questa politica la trattativa, alla quale l’Italia partecipa in adempimento dell’adesione data dal Governo Fard ani, sulla forza multilaterale, ha il triplice obiettivo di garantire una sempre maggiore sicurezza del paese, di assicurare il controllo collegiale degli armamenti nucleari nello spirito dell’accordo di Mosca cui il nostro paese ha immediatamente aderito, di evitare i rischi della proliferazione e della disseminazione dell’armamento nucleare. Il giudizio di merito in relazione a questi obiettivi interverrà quando gli studi in corso avranno dato luogo alla formulazione di un piano completo ed organico.
La politica di solidarietà europea, che sarà perseguita nella forma dell’integrazione democratica, economica e politica, fuori di ogni particolarismo, offre al nostro paese uno spazio ed un ambiente adatti per la sua espansione economica e per una significativa partecipazione alla politica internazionale in proporzione alle sue forze, alla sua tradizione e cultura, al suo peso economico e sociale.
Il Governo si propone un’azione coerente per superare le remore opposte, con iniziative estranee alle finalità dei trattati di Roma, alla creazione dell’unità democratica dell’Europa. T4le azione si svolgerà in tutte le sedi comunitarie economiche e politiche, interessando ad essa il Parlamento ed il paese e portando avanti il progetto di elezione a suffragio universale di un Parlamento europeo.
La politica di amicizia e collaborazione con le democrazie alleate e con tutti i popoli, specie con i paesi di nuova indipendenza e con quelli mediterranei e dell’America latina, ai quali l’Italia è particolarmente interessata, darà la misura della capacità e volontà dell’Italia di inserirsi in modo costruttivo nel contesto dei rapporti internazionali operando efficacemente per la comprensione e per la pace.
L’Italia continuerà ad appoggiare con sempre maggiore impegno l’autorità dell’O.N.U. come la sede in cui tutti i problemi inerenti alle relazioni tra i paesi del mondo possono trovare la loro soluzione di diritto e di giustizia.
Il Governo intende porre speciale impegno nell’affrontare le questioni che interessano i nostri lavoratori all’estero.
Esso è convinto che il problema di fondo è quello di dare a tutti gli Italiani la possibilità di svolgere la loro attività lavorativa nel proprio paese. Occorre togliere all’espatrio del lavoratore ogni carattere di necessità, lasciando ad esso solo quello di libera scelta che traduce il diritto per il lavoratore di impiegare le sue capacità dove meglio ritenga farlo. In attesa che ciò divenga possibile, il Governo si propone di continuare a dare il più fermo impulso al conseguimento delle migliori condizioni di lavoro e di vita per i nostri lavoratori all’estero, sia adottando ogni opportuno provvedimento sia perseguendo sul piano multilaterale e bilaterale i più convenienti accordi internazionali, nella piena consapevolezza dell’alto valore umano, sociale e politico che tale azione riveste.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo che ho avuto l’onore di enunciare è il vasto programma che il Governo si propone di realizzare, se lo conforterà e per quanto tempo lo conforterà la fiducia del Parlamento. Il programma scaturisce dall’attenta considerazione della realtà economica, sociale e politica del paese, dalla obiettiva identificazione dei problemi tuttora aperti e di quelli nuovi che l’incessante corso della storia, la fase di sviluppo e di progresso che la società italiana attraversa vanno proponendo. C’è in noi, crediamo, la consapevolezza di ciò di cui l’Italia ha bisogno in questo momento difficile ed insieme creativo. C’è in noi chiarezza sulla difficoltà dell’opera alla quale ci siamo accinti.
Ma c’è anche una ferma volontà politica. C’è un vigoroso impegno di ordinata e coerente realizzazione.
C’è una maggioranza ben definita ed organica che comprende la democrazia cristiana, il partito socialista, il partito socialdemocratico, il partito repubblicano, impegnati insieme, unitariamente, pur nella diversità dei punti di partenza, per questo programma e per questa politica di sviluppo democratico e di progresso sociale nella libertà.
È proprio nella natura e caratterizzazione politica dei quattro partiti la ragione del loro accordo di oggi in presenza di tutti i problemi che pone e di tutte le possibilità che offre il rinnovamento in atto in Italia. Per questo programma e per questa politica si è cercata non una qualsiasi maggioranza, ma una determinata e qualificata maggioranza. Una ragione sostanziale, e non di mera e contingente opportunità, ha spinto i quattro partiti verso una collaborazione che risponde alle esigenze della situazione e impegna le forze adatte per i giusti fini che la realtà sociale e politica indica. Del resto questa intesa non ha, pur nella sua complessità e difficoltà, alternative valide nel Parlamento né nel paese.
Questa maggioranza deve essere e deve apparire ragionevolmente determinata e nettamente definita.
Essa infatti, in considerazione del programma politico e sociale che si propone di attuare, della sicurezza democratica interna ed internazionale che vuole garantire, degli obiettivi di pace che si prefigge, dei valori e degli istituti di libertà che intende difendere contro ogni minaccia ed insidia, si limita rigorosamente ai quattro partiti in essa impegnati. Essa dichiara la sua piena autonomia politica e programmatica, perseguendo i suoi propri obiettivi politici con le sue forze che sono tutte necessarie e sufficienti alla coalizione. Restano dunque fuori della maggioranza, naturalmente secondo le regole del metodo democratico e della dialettica parlamentare, le forze di destra ed anche il partito liberale da un lato, il partito comunista dall’altro. (Applausi al centro — Vivaci commenti a destra — Interruzioni dei deputati Almirante e Michelini). Lo spiegate voi stessi (Indica la destra) comportandovi così. (Proteste a destra — Richiami del Presidente). Le forze di destra per il contenuto reazionario ed illiberale della loro politica; il partito liberale per la sua diversa visione degli obiettivi e dei metodi di una politica di sviluppo democratico e di elevazione di larghe masse di popolo; il partito comunista per diversità di programmi e soprattutto per la sua posizione fortemente contrastante sui grandi temi della libertà nella società e nello Stato.
COVELLI. Viva l’ermetismo!
MORO, Presidente del Consiglio dei ministri. Il Governo, espressione di questa maggioranza, com’è suo dovere costituzionale e come risulta dall’indirizzo politico dei partiti che lo compongono, si porrà di fronte all’opposizione nei termini corretti della dialettica democratica e parlamentare, rivendicando i diritti della maggioranza e rispettando i diritti dell’opposizione. Esso non opererà discriminazioni tra i cittadini, tutti eguali nell’ambito della legge, nell’esercizio dei diritti e nell’adempimento dei doveri che da essa scaturiscono (Commenti a destra). Il Governo sarà sempre nell’ordine democratico e l’ordine democratico, garanzia generale dei cittadini, farà rispettare da parte di tutti.
Questi partiti, dai quali il Governo ritrae la sua ragione d’essere ed il suo indirizzo politico, sono consapevoli della loro diversità e gelosi della loro autonomia, ma sentono pure il forte vincolo unitario che oggi li stringe in vista del grande compito comune che si sono assunto (Commenti a destra), e si esprime solennemente nella richiesta al Parlamento di una investitura politica per il Governo della nazione con tutti i diritti, i doveri, le responsabilità che questa investitura comporta. E questo dovere che ci si appresta ad adempiere richiede, per essere pienamente assolto, una netta fisionomia del Governo, chiarezza, fermezza, autorità morale in una costante rispondenza della formula politica alle correnti di opinione ed alle forze politiche presenti ed attive nel paese. Questa maggioranza si consoliderà e sarà capace di assolvere alla sua funzione mediante lealtà reciproca dei partiti ed operante solidarietà tra essi nel Parlamento e nel paese. L’auspicato sviluppo e la espansione di questa solidarietà sono affidati all’attuazione del programma, per il quale assumiamo un categorico impegno, ed al sempre maggiore accreditamento presso l’opinione pubblica della politica di centro-sinistra, che noi faremo tutto il possibile per promuovere e meritare. Si è parlato talvolta di questo Governo come frutto di cedimenti e di compromessi (Commenti a destra), privo perciò di una netta fisionomia politica ed obbligato, rispettivamente a sinistra ed a destra, ad una attenuata carica polemica fino ad essere deformato e diminuito nel suo potere. Ebbene, il nostro è un Governo di coalizione costituito tra partiti ancora, talvolta, lontani tra loro. Esso ha richiesto, per essere composto, contemperamenti delicati tra punti di vista diversi, che sono del resto nel paese prima che nel vertice politico e parlamentare. Ma da questa diversità la forza stessa delle cose, nella prospettiva del consolidamento ed arricchimento della vita democratica, ci ha chiesto di trarre una volontà unitaria e costruttiva. Lo abbiamo fatto con un sereno confronto di posizioni diverse nelle quali abbiamo trovato un punto di incontro reale e non di comodo. Non volevamo fare un Governo ad ogni costo, ma adempiere un dovere che chiedeva a tutti noi capacità di rinuncia, ma anche consapevolezza e buona volontà. Il nostro è un accordo positivo e serio; tocca la valutazione complessiva della situazione e le cose essenziali in relazione ai compiti di Governo. La nostra fisionomia è dunque ,definita ed è senza equivoci e riserve la volontà politica che ci anima. E guardando a questa nostra visione della realtà sociale e politica, ai suoi possibili positivi sviluppi, ai rischi che può correre la democrazia in Italia, alla ordinata crescente partecipazione dei lavoratori alla vita dello Stato ed all’esercizio del potere democratico, alla ferma volontà di giustizia sociale, di dignità umana, di libertà politica senza alcuna rinuncia che si riconosce che cosa il Governo è e vuole essere e come esso si distingua nettamente dalle opposizioni.
Quel che il Governo è nella sua tipica posizione, maggioranza di fronte all’opposizione, sarà tradotto in atteggiamenti concreti ed efficaci, in piena autonomia, con una decisa e significativa volontà politica. Il Governo sarà quel che si annuncia, quel che vuole essere, fuori di ogni confusione ed equivoco.
E come Governo appunto, nella sua responsabilità di rappresentare e guidare l’intera collettività nazionale, esso si rivolge oggi all’opinione pubblica del paese per essere compreso ed aiutato nell’arduo compito che si è assunto. Chiediamo una paziente attesa soprattutto per la prima e più difficile fase del nostro lavoro. Chiediamo di essere criticati e corretti, ma anche compresi senza accecanti eccessi polemici, negli obiettivi che perseguiamo e che sono largamente condivisi, anche se c’è divergenza sui tempi ed i modi per raggiungerli. Chiediamo, impegnandoci noi stessi al più rigoroso rispetto di tutti, il rispetto e la collaborazione di tutti i ceti sociali, impegnati nell’assolvimento di una funzione utile alla collettività in un quadro che è insieme di libertà, di ordine e di giustizia. Li chiediamo soprattutto ai lavoratori che vogliamo aiutare a raggiungere il traguardo della piena dignità e dell’effettivo potere politico senza cedere alla tentazione del disordine e della rinuncia alla libertà. Chiediamo ai sindacati ed alle organizzazioni di categoria, nella loro piena autonomia, di voler partecipare alla valutazione della situazione, per assumere le conseguenti responsabilità. Vi è posto certo per diversità di valutazioni e posizioni particolari. Ma la sorte è comune per tutti gli italiani ed occorre infine una unitaria e responsabile decisione, perché sia raggiunto davvero il bene comune.
Speriamo dunque di ottenere, onorevoli colleghi, la vostra fiducia e la fiducia del paese. La useremo per lavorare per la nostra patria, per la pace religiosa, per la libertà delle coscienze, per lo sviluppo della cultura, della tecnica, della formazione umana, per il progresso economico e sociale, per la libertà e dignità di tutti i cittadini, per la collaborazione e la pace nel mondo. Questo è il nostro obiettivo ed il nostro impegno. (Vivi applausi a sinistra e al centro — Molte congratulazioni).