Attacco alla Grecia

Camerati, voi comprendete che non a caso ho scelto questa giornata per convocare a Roma le gerarchie provinciali del Partito.
E’ una giornata di vittoria per l’Italia Fascista, intatta per la coalizione societaria dei 52 stati assedianti.
Il 18 novembre del 1935 appare come una data decisiva nella storia d’Europa. E’ l’ultimo tentativo d’assalto in grande stile sferrato dal vecchio mondo, rappresentato nei suoi egoismi feroci e nelle sue ideologie superate dalla Società delle Nazioni, contro le nuove forze europee giovani e rivoluzionarie rappresentate dall’Italia e dalla Germania. Da quel giorno ha inizio la separazione, l’antitesi, la lotta che doveva, dopo i compromessi di Monaco accettati dalle democrazie al solo scopo di guadagnare tempo, sboccare nella guerra dichiarata dalla Francia e dalla Gran Bretagna contro la Germania.
Non bisogna mai dimenticare che l’iniziativa della guerra è partita da Londra, seguita con un intervallo di poche ore da Parigi.
Dal 10 giugno ad oggi sono passati oltre 5 mesi di guerra seriamente guerreggiata su fronti lontani e multipli per terra, per mare, nel cielo in Europa e in Africa. Io rivolgo un saluto pieno di ammirazione agli Italiani che hanno in questo momento il privilegio di impugnare le armi. L’Esercito sul fronte alpino e su quello africano ha dimostrato che la sua tempra è quale noi volevamo.
La disfatta degli inglesi nella Somalia britannica è stata totale. Come a Dunquerque così a Berbera gli inglesi sono fuggiti e si sono vendicati rimproverandoci di aver commesso battendoli un irreparabile errore strategico. Le Forze Armate dell’Impero africano, Impero che nelle previsioni nemiche doveva saltare, hanno preso dovunque l’iniziativa e i tentativi inglesi di sobillazione all’interno sono pietosamente falliti.
Anche nella Libia siamo stati noi ad attaccare e la fulminea occupazione di Sidi El Barrani dev’essere considerata non una conclusione ma una premessa. Gli ufficiali e gli equipaggi della Marina compiono silenziosamente e spesso eroicamente il loro dovere sui molti mari ed oceani, dall’Indiano all’Atlantico, dove sono impegnati. Essi obbediscono a una severa consegna e duri colpi sono stati inflitti alla marina nemica. E’ la Marina che tutela le nostre linee di comunicazione mediterranee ed adriatiche in modo così efficace che la marina nemica non è riuscita ad interromperle e nemmeno a disturbarle.
L’Aviazione italiana è sempre e più di sempre all’altezza del suo compito. Essa ha dominato e domina i cieli, i suoi bombardamenti attingono alle mete più lontane, i suoi cacciatori rendono la vita più dura alla caccia nemica. Gli uomini sono veramente quelli del nostro tempo. La loro caratteristica è una calma intrepidità.
Quanto alle macchine ne escono al mese dalle nostre officine 4 volte più che prima della guerra. Tra poco, con la costruzione in massa dei nuovi tipi, saremo forse all’avanguardia, certamente alla pari, con le macchine più moderne degli altri paesi.
Dopo un lungo pazientare abbiamo strappato la maschera ad un paese garantito dalla Gran Bretagna, un subdolo nemico: la Grecia. E’ un conto che attendeva di essere saldato. C’è qualcuno fra di voi Camerati che ricorda l’inedito discorso di Eboli pronunciato nel luglio del 1935 prima della guerra etiopica? Dissi che avremmo spezzato le reni al Negus.
Ora, con la stessa certezza assoluta, ripeto assoluta, vi dico che spezzeremo le reni alla Grecia. Fra Germanici e Italiani siamo un blocco di 150 milioni di uomini, risoluti e compatti e piantati dalla Norvegia alla Libia nel cuore dell’Europa.
Questo blocco ha già nel pugno la vittoria.